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Home is where your heart is

di Fabiola Moroni

Fuori era sera e umido,
i tuoi capelli neri disfatti dal buio,
quando correvamo sulle autostrade oleose italiane,
e le tue dita lunghe
cercavano spie sole sul cruscotto:
aumentasti il riscaldamento.
Prendevo sonno, la radio faceva silenzio,
le intermittenze a fianco, il freddo, l’asfalto
le macchine ignote non ci riguardavano.
Solo io e te in una scatola metallica di tempo
scivolavamo.
Poi, tu rompesti lo spazio:
“Mi fermo”.
L’autogrill era l’unica presenza della sera
e l’aria sapeva di estero.
“Prendi un caffè?”, dicesti, “Assaggio da te”.
Riprese il motore, il gas inspessito dai fanali,
allungasti le dita pallide, come sempre
tranquillo toccavi la coscia a cercare riparo.
Ma non come sempre pensai: solo io e te
non come sempre pensai: tu e tu perché,
io e non solo io.
Io lo so, lo so che ti conosco,
io lo so che sei l’uomo che amo
la musica passava e tu eri tiepido,
ma ti prego togli la mano .
E non come sempre mi chiesi:
ma tu chi sei?
Non hai nemmeno visto il mio paese ,
mi fece compressa la macchina, la luce elettrica, 
Tu chi sei che mi mangi lo spazio?
tu troppo, tu territorio estero.
Tu chi sei che mi vuoi entrare dentro?
Ti volevo mostrare il mio campo,
lo hai detto bello ma non lo hai amato.
Dammi fiato, che non sei chi io sono.
Chi ero io quando non c’eri tu?
Quand’ero libera, larga come l’aria, senza limiti
Senza limiti
Le macchine le luci ignote tu non mi riguardate.
Toglimi di dosso il tuo disamore, riprendilo tutto .
Le tue dita ragni e ragnatele
Sulle autostrade che invecchiano,
Qui non è dove sono
La macchina si spense,
tornammo a casa e tu tornasti te.

Fabiola Moroni
Fabiola, classe 1998, ha studiato Lettere moderne a Milano e Antropologia culturale a Venezia. Continua a pensare a cosa significhi un luogo e il tempo dentro a un luogo. I luoghi li vorrebbe studiare, disegnare, scrivere e filmare, ma quasi sempre rimangono dentro la sua testa, dove forse esistono davvero.