Ho avuto la possibilità di accedere al campo profughi di Ashti, contentente 12000 rifugiati, nato nel 2014 in seguito all’arrivo dell’Isis in Kurdistan. Molti dei rifugiati sono iracheni, si chiamano IDPs (Internally Displaced Persons). Tra tutti i rifugiati sono quelli che si trovano ad avere meno diritti perchè fuggono dalla loro casa ma non in un altro paese, quindi non godono di tutti i diritti delle persone che riescono a scappare all’estero. Avendo già cinque anni è considerato un campo vecchio: ci sono famiglie che hanno messo su attività dentro al campo, vendono frutta, animali, bibite. Alcuni hanno la macchina e molti altri lavorano nelle attività interne delle no-profit internazionali, come la clinica di Emergency interna al campo. Questa clinica aveva la funzione di ambulatorio per tutti gli abitanti del campo. Quando il problema che si presentava andava oltre le competenze dell’ambulatorio, le due ambulanze sempre in servizio si occupavano di portare il malato all’ospedale di Sulaymaniyah, a circa mezz’ora di macchina.
Metà degli abitanti del campo hanno sotto i 14 anni, quindi molti bambini hanno vissuto nel campo dalla loro nascita, ma il clima che si respirava non era necessariamente disperato. Bambini e anziani erano particolarmente tranquilli, ormai abituati a quella vita e quotidianità. I bambini erano pure felici di vivere in quel piccolo mondo protetto dove erano liberi di girare senza sentirsi in pericolo. I problemi si leggevano sulla faccia di quelli che si trovavano tra i 20 e i 40 anni. E’ molto difficile rimanere ottimisti quando gli anni delle opportunità stanno scappando mentre sei in un campo profughi.
Niccolò Parrino
Niccolò Parrino, nato a Milano il 15 marzo 2000, ha vissuto fino ai 18 anni a Varese. Al mondo della fotografia è stato introdotto dalla madre e dopo il liceo classico sceglie di studiare economia e finanza all'università Bocconi, scartando subito l'opzione di approfondire la fotografia per acquisire invece una visione più pratica e ampia sul mondo. Il settore a cui Niccolò punta è quello dell'intervento di emergenza nelle crisi umanitarie.