ARTERIE
La mia prima immagine di coronavirus è l’arteria del paese, anche rinominata, mio malgrado, “unica strada” dai miei più cari amici, completamente deserta alle dieci di sera. Si può ascoltare il silenzio surreale, non passa né uomo, né cane, né auto. Sono di compagnia solo le luci calde dei lampioni e le bandiere alle finestre.
La seconda immagine è il petardo silenzioso della Primavera esplosa in giardino tra peri, susini e ciliegi, che fanno a gara per accaparrarsi api e vespe, e i gelsi che si caricano di more. La terza ed ultima è il pollaio del vicino e le galline nel loro eterno errare alla perenne ricerca di un chicco. Ogni passo è un movimento della testolina e del minuscolo cervello. Stanno una vita in otto metri quadri a muoversi senza posa con gli occhi fissi che mi fanno paura. Ma credo che loro non se ne rendano conto.