di Graziana Patanè

La trasformazione di Sara comincia senza che lei se ne accorga nel momento in cui attraversa la porta automatica e sottrae il suo corpo allo spazio esterno, piovoso e freddo, per condurlo in uno interno, caldo e condizionato. Eppure c’è ancora Sara in quei passi che la portano verso un lettore di QR code: Sara e la stanchezza di quella settimana a Londra – giornate di consulenza a un cliente; Sara e il suo desiderio di essere già a casa – una doccia, le coperte, riposare; Sara e il vinile di Charlie Parker che ha in valigia, trovato in un negozietto di Portobello Road. Lo darà a Lucio domani, Anthropology, è certa che lui non l’abbia e ne sarà contento. C’è Sara ancora per un attimo mentre, in fila, tira fuori il cellulare dalla tasca del cappotto, scorre le app, trova quella della compagnia aerea e la apre. Quand’è il suo turno, appoggia lo schermo sul lettore. Access authorized. La trasformazione di Sara è registrata, finisce in una lista chissà dove: posto 27F — finestrino, accesso posteriore — del volo FR 586 Londra – Pisa. Le luci verdi sull’intelaiatura del varco magnetico la autorizzano a proseguire: è 27F, non una terrorista. Supera il controllo, attende che la cavità nera a cui ha dato in pasto il bagaglio lo rigurgiti, solleva la valigia e si addentra nello spazio architettonico figlio della Surmodernità.
Le apposite segnaletiche orizzontali e verticali mantengono i passi di 27F all’interno di un percorso controllato che si annoda come un tubo digerente, sospingendola attraverso uno sterminato negozio di cosmetici e profumi. A ogni metro, si materializza rapida davanti a lei una Super Sorridente Signorina contenuta all’interno di un tailleur che ha come compito quello di proporle diverse essenze: bergamotto, sandalo, rosa canina, fresia, patchouli, labdano… sembra quasi che tutti i profumi del mondo siano concentrati qua, in questo spazio. Gigantografie di modelle, attrici, cantanti altrettanto Super Sorridenti appaiono disposte su ogni mobile, parete, scaffale. Forse per un effetto psicomimetico indotto da Sostanze essenziali e Signorine, 27F cerca di emulare, pur con modesto risultato, il Super Sorriso che la circonda — se Aristotele fosse stato qua, a percorrere questo corridoio, avrebbe mai potuto dichiarare che le donne hanno meno denti degli uomini? Quasi accecata da tanto biancore odontoiatrico e sopraffatta dalle miscele odorose con cui le SSS provano a stordirla, 27F trova conforto nella segnaletica imperativa che compare sotto i suoi piedi e che le indica l’unico senso possibile da seguire. Sospinta dalla forza peristaltica delle frecce direzionali, prosegue il percorso all’interno del tubo digerente, lasciandosi alle spalle SSS, gigantografie e profumi.
Si ritrova circondata da pareti vetrose che mettono in mostra oggetti e indumenti collocati e illuminati con l’intento di attrarre l’attenzione del bolo passeggero di cui 27F fa parte. Eppure tiene gli occhi bassi — quasi tema di perdersi nei volti inespressivi dei manichini che le stanno attorno — e continua il suo transito condizionato. Arriva infine a uno slargo suddiviso in settori da file di poltrone di colore grigio. Ricorda quello dei cassonetti dei rifiuti che, fino a qualche anno fa, affiancavano i monumenti delle città italiane e che risultano occupate dai passeggeri che l’hanno preceduta: centinaia di itinerari che convergono in questa piazza apparente, identità omogeneizzate in viaggiatori che attendono solo di essere trasportati. Al suo interno, 27F si muove, cerca una poltrona. Solo dopo qualche minuto, ne trova una libera pronta ad accogliere lei passeggera in attesa dell’imbarco.
27F si siede. Forse per effetto collaterale della trasformazione o delle Sostanze essenziali, il suo viso è simile adesso a quello di uno dei manichini che non ha voluto guardare. Sta seduta, dà uno sguardo al monitor di fronte. Non apre neppure la valigia, neppure tira fuori il libro che ha con sé. 27F resta solo appoggiata al color cassonetto aspettando di sentire la voce incorporea che annuncerà l’apertura del gate. Nel frattempo, si guarda attorno. Le poltrone sono tutte occupate da esseri mito-tecnologici surmoderni. Prodigi ibridi, che presentano un innesto a livello dell’organo prensile che risulta così modificato. Una nuova unità creata dalla fusione tra anatomia e tecnologia per la quale bisognerebbe coniare un nome. Ed è sul proprio innesto che ogni essere concentra il suo sguardo con la volontà di collegarsi a un altrove mentre il corpo viene lasciato a occupare un non-luogo. 27F gira la testa. Gli esseri ibridi, tutti fissi nella stessa posa, sono ovunque. La circondano. Forse — ma l’abitudine potrebbe salvarla, la narcotizzante abitudine ci salva spesso dall’orrore che abbiamo attorno, autoconservandoci, altrimenti finiremmo persino a non riuscire a mangiare davanti al TG, prosciugati da un rigetto di bile e dolore — se lo sguardo di 27F durasse qualche istante di più, potrebbe cominciare ad avere paura di ciò che vede. Ma non occorre l’abitudine, a salvarla è la vibrazione che proviene dalla tasca del cappotto. Affonda una mano. Un istante e anche 27F procederà all’innesto.
Graziana Patanè è siciliana, ma vive a Pisa. Crede che i libri siano i migliori amici delle donne (ma anche degli uomini). Suoi racconti sono apparsi su Enne2, Malgrado le Mosche, Turnèl, Gelo, Lo Scisma, Spaghetti Writers, STC Edizioni, L’Equivoco.